19 dic 2011

Moon


Oh Luna! Perché fredda e sorda rimani
al pianto del Sole di te innamorato?
Esso ti fa dono della luce
per renderti una guida nell’oscurità

ma tu di lui ti fai beffa
apparendo il giorno suo regno
e la notte giri in un valzer incantato
con le stelle che intonano una melodia
che ti rende funebre e pallida
per le lacrime della Luce


7 dic 2011

E da un germoglio fiorì la nuova me stessa

E mentre sgranocchio cucunci e impreco contro il pc, mi ritrovo a scrivere dopo tanto tempo. Rifletto sulle mie azioni e a cosa mi possano portare di buono. Del mio ultimo lavoro, se non vedrà la luce sul campo nel quale era stato creato, ho intenzione di farne tesoro. Non voglio assolutamente che il sopracitato vada perso. E non ho più intenzione neanche di restar ferma e buona nell'ombra. Forse il mio atteggiamento si è fatto tracotante ma solo così si sopravvive nel mondo adulto. Farò della mia caparbietà un'arma per far si che la mia vita non sia pura e mera sopravvivenza.

8 nov 2011

A Love In The Ice - Inside Your Head

Un attimo e fu il caos più totale. Lizzie, approfittando della confusione creatasi nel salone, trascinò con se Arianna nella sua stanza. Chiuse la porta con la chiave rubata all'infermiera pochi minuti prima e vi trascinò dietro la cassettiera. La guardò per un attimo prima di avvicinarsi alla scrivania e prendere un paio di forbici. *sai come fa più male?*  Arianna ricambiò il suo sguardo, impassibile, accennando un no con il movimento con la testa. Lizzie, tremando, si era ormai alzata la maniche del maglione *quando vedi il mondo da una diversa prospettiva. Quando ti aspetti dalle persone più care a te comportamenti che invece non si verificano. Quando credi in parole come amore o affetto ma ricevi solo odio e falsità. Quando inizi a pensare di essere pazza visto che tutto il mondo intorno a te ruota dalla parte opposta alla tua. Quando le persone sangue del tuo sangue al posto di aiutarti a capire le vita ti rinchiudono come se fossi una psicopatica.* premette la forbice sulla sua pelle bianca e tirò via velocemente la lama lungo il braccio *puoi provare tutto questo?* la voce le tremava. Da fuori dalla porta le urla delle infermiere e i botti alla porta si facevano più forti, di li a poco avrebbero sfondato la porta. Arianna le era difronte, la guarda tagliarsi senza agire *no, te l'ho detto, io non provo nulla* la sua voce era fredda e priva di ogni agitazione. Lizzie ripetette il gesto anche nell'altro braccio, il dolore le provocava degli spasmi.*sai che sei fortunata? Tu non puoi provare tutto questo...* Si lasciò cadere in ginocchio intanto che il sangue usciva dalle ferite macchiandole il maglione. *non voglio più provare tutto questo...* Arianna le si avvicinò, chinandosi *e pensi che porre fine alla tua vita sia la soluzione più adatta?* Lizzie la guardò con le lacrime agli occhi, non sapeva cosa risponderle. Dalla porta però riuscirono ad entrare gli infermieri richiamati dal piano inferiore per sfondare la porta a spallate. Un'infermiera urlò vedendo il sangue uscire dalle braccia di Lizzie. La medicarono sommariamente e la portarono via per curarla del tutto. Arianna rimase li ad assistere alla scena, in silenzio. Eric, entrando in stanza, le si avvicinò *vieni, è meglio se torni nella tua stanza*. Lei lo guardò brevemente per poi incamminarsi verso il corridoio *neanche in situazioni simili riesco a provare alcun sentimento* Eric le mise una mano in spalla e la guardò negli occhi *fidati di me, red hair*


3 nov 2011

La creatura dalle ali d'avorio se desta

All'agitar rapida le ali, osservando la città dal cielo si domanda se di li a poco giungendo sulla terra ferma incontrerà alcuna creatura...gia all'avvertire la brezza delle acque però un timore, una repulsione si impossessa del cuore dell'angelo che al discendere pone fine. Restando sospesa tra le nuvole per attimi interminabili fissa la sabbia or scura all'ombra della luna. Li dinnanzi a lei, oramai così prossima al suo tatto appare l'erba ricoperta di rugiada...l'ultimo atto prima di veder allontanare a se il mondo degli umani. Sfiora le nuvole, il vento le accarezza il viso e la sostiene nella sua ascesa verso i cieli. Non questo è il giorno, non questa buia notte.

Nightmare

[...]"vidi la gonna del mio vestito animarsi al forte vento proveniente alle mie spalle. Un suono metallico si udì poco lontano, un suono strano, freddo, minaccioso. Mi voltai di scatto per vedere da dove provenisse il suono della lama che tagliava l'aria. Galerius si stava voltando avvertendo il pericolo ma si trovò la spada a pochi centimetri dal viso. Pensai "è finita" e urlai nella speranza di svegliarmi da un incubo. Ma riaprendo gli occhi rimasi nello stesso bosco di prima, con gli alberi che strillavano al vento. Con il cuore congelato guardai verso lui. Lasher impugnava la spada bloccata da Galerius a pochi centimetri dal viso. Un fiume di sangue uscì dal braccio dove era poggiata la spada che premeva sulla carne. *Ti sembrava così facile eliminarmi?* Lasher tirò la spada indietro e se la poggiò  sulla spalla *Non ho finito con te. Sei ferito lievemente ma il tuo sangue è sulla mia spada, ho già vinto*. Corsi verso di Galerius che continuava a sanguinare ma senza scomporsi *Non è così facile eliminarmi, te lo puoi tenere il mio sangue, tu piuttosto preparati a morire* Non volevo che combattessero ma soprattutto non volevo vedere tutta quella cattiveria scatenarsi."[...]

2 nov 2011

A Love In The Ice - Believe

La stoffa del suo vestito ondeggiava spinta dal vento d'autunno. Osservava l'orizzonte non curandosi della pericolosità alla quale andava incontro tenendo le braccia distese lungo i fianchi, restando in silenzio. La sua mente era vuota, priva di emozioni e di ricordi. La vista del verde giardino e delle nuvole non riusciva a scongelare il suo cuore. Un urlo però si udì dal giardino *Dottor Evans! Venga subito!* Dalla sala di ricevimento diversi pazienti accorsero, alcuni incuriositi, altri solo spinti dal divertimento di tale agitazione. Eric arrivò di corsa chiedendo all'infermiera cosa fosse accaduto. Lei senza proferire parole e tremando indicò il tetto. Un gelo percorse il corpo di Eric vedendo la sagoma di una donna sul bordo del tetto. Si guardò intorno sperando che il suo spetto fosse infondato ma a malincuore dovette urlare quel nome *ARIANNA! RESTA FERMA!* Dal tetto dell'edificio, ella non aveva neanche badato alle urla provenire da 4 piani sotto di se. Continuava ad osservare l'orizzonte in cerca di un battito del proprio cuore che le infondesse commozione o semplicemente piacere. Dopo pochi minuti alle sue spalle apparve Eric ansimante, sudato e con i capelli scomposti *Arianna non muoverti, te ne prego!* Lei non voltò neanche il capo, restò immobile nonostante si fosse accorta della sua presenza. Indeciso sul da farsi, timoroso che potesse andare qualcosa storto, deglutì e le si avvicinò di corsa. Delle urla dal giardino spezzarono quel silenzio e fecero scappare delle colombe appollaiate sui fili della luce. Arianna era tra le braccia di Eric che dal terrore era caduto in ginocchio *sei impazzita?* la strinse a se ancora ansimando *non lo fare mai più* Arianna lo fissava apatica quando con la mancina gli accarezzò il viso lasciandolo esterrefatto. Stava funzionando, mesi e mesi di studi e lavoro iniziavano a dare i loro frutti.

24 ott 2011

A love in the ice - Storm

In quella notte d'inverno il rumore della pioggia si susseguiva incessante. Dalle serrande abbassate filtrava la luce della notte, illuminava la sua figura, seduta su letto a stringere a se il cuscino. Guardava il vuoto, il cuscino si impregnava delle sue lacrime silenziose. Non poteva credere che quelle parole le fossero state dette. Non poteva credere che Nathalie l'avesse lasciata da sola, non poteva credere che non fosse stata lei stessa a riferirglielo, non poteva credere che tutto non fosse solo un incubo. In quel momento aveva desiderato che il ghiaccio si rompesse e la risucchiasse. Il gelo che provava il suo cuore era insopportabile. Stringeva a se il cuscino in cerca di conforto, per sfuggire a quella sera di freddo e di pianti. Il respiro era sofferto, forzato. Dentro di se una tempesta di sentimenti, rabbia, sofferenza, amore e odio. Altre lacrime, altre urla strozzate dal tessuto del cuscino. Un'idea la vagava per la testa ma voleva tenerla lontana da se. Eppure era incessante il pensiero, la possibilità di smettere di soffrire. C'era un modo ma avrebbe perso tutto ciò che era. Chiuse gli occhi e si coricò piano tenendo ancora il cuscino abbracciato. Avrebbe compiuto quel passo che avrebbe annullato per sempre la sua esistenza ma che le permetteva di non soffrire. Mai più.

14 ott 2011

A Love In The Ice - Wrong Feeling

"Sai perché il ghiaccio galleggia? Così da permettere alla vita di proseguire il suo corso nonostante il giungere del freddo. Credevo che il mio cuore fosse fatto di ghiaccio, incapace di amare fino a quando non ho incontrato te. Ho sempre creduto che questo genere di amore fosse sbagliato ma il sol pensiero di allontanarmi da me mi rende pazza" Quelle parole risuonavano nell'aria gelida d'inverno. Nathalie sentiva la paura di quell'amore e guardava la donna di cui, da qualche mese, era totalmente presa. Accarezzava i suoi capelli rossi, guardando i suoi occhi contornati dalle lentiggini. Sul ghiaccio nasceva un amore che sarebbe stato condannato come diverso ma questo sentimento non si sarebbe spento, mai.

8 ott 2011

Another pain

Ancora ricordo il calore della sabbia sotto i nostri corpi di quella notte. Quando la tua voce mi rese partecipe di quell'amore che il tuo cuore provava verso di me. Il sole rosso che sfiorava il mare, le onde che cantavano melodie intense come a voler custodire la nostra unione. Il momento in cui il sole andò a riposare e il fuoco che scoppiettante fremeva dinnanzi a noi. Non sentivo il mio cuore di quanto quella notte ti amavo, accarezzando i tuoi capelli, desiderandoti al mio fianco per l'eternità. My love, my kiss, my heart. Il fremito del peccato che mi avrebbe portato lontana per sempre dalle tue braccia. La mia anima sapeva a quale destino andava incontro eppure non voleva per nulla al mondo permettere che quella notte potesse divenire un tutt'uno con la tua. Ma il destino non si può battere. Il canto dal mare si fece sentire, un richiamo forte che mi trascinava dentro quel baratro oscuro. I passi si susseguivano, in avanti, silenziosi. Quella separazione non doveva assolutamente avvenire in tua conoscenza. Eppure la tua voce alle mie spalle mi chiamò. Mi fermai, pregando che non fossi realmente alle mie spalle ma i nostri occhi si incrociarono quando mi voltai. Correndo mi venni vicino, i tuoi occhi traspiravano paura. Ti accarezzai il viso, ti baciai con affetto. Last love, last kiss, last dream. Ti guardai negli occhi, piangendo. Goodbye my love. Mi voltai nonostante il mio cuore desiderasse restare tra le tue braccia e proseguì il cammino. Sotto i miei piedi l'oceano fremeva per avermi con sé. In tutti i modi ti avrebbero impedito di venirmi incontro nonostante le tue urla e il tuo pianto. Una luce, era giunta l'ora. Il mio corpo tornò al suo mondo, al suo regno. È questo il destino degli spiriti dell'oceano, non possono amare.
[ispirata a "My Love, My Kiss, My Heart" - Super Junior]

22 set 2011

A love in the ice - Lacrime silenziose

Restare in compagnia non era mai stato di suo gradimento. E neanche ora che della sua vecchia personalità non restava nulla, l'abitudine ad isolarsi non era cessata. Questa volta si era accovacciata sul retro, sul prato tagliato di fresco, appoggiata ad un arbusto. Le gambe erano piegate e vi poggiava le braccia per permetterle di nascondervi il viso. Il solo sfruscio delle foglie le davano prova che il tempo non si fosse fermato. Da dietro l'arbusto però scattò, trascinandosi, un gatto dal manto rosso, sporco. Sentendo una presenza si voltò di scatto mostrando ad Arianna quella terribile realtà. Dal suo muso un fiume di sangue colava, dalla gengiva penzolavano dei denti in frantumi. Cercava di scappare ma le zampe posteriori non si muovevano e si trascinava, lasciando la scia di sangue dietro di se. Le urla strazianti di dolore che la creatura tirava fuori dalla gola insanguinata non la turbavano. Ella lo guardava, gli occhi vitrei e il viso pallido come un qualsiasi altro momento della giornata. Lo guardava ancora, ogni suo movimento, ogni suo respiro che andava rallentando. E intanto il gatto, stremato, si lasciò cadere sul prato ansimando e urlando. Tentava ancora di muoversi ma le forze gli iniziavano a mancare, il sangue continuava ad uscire. Passò circa mezz'ora, il colore del prato si fece purpureo, il suono delle foglie tornò ad essere protagonista. Le urla del gatto ormai erano sibili, ultimi attimi e il cuore cessò del tutto di battere. Ed Arianna immobile a fissarlo, privo di vita dinnanzi a lei. Da lontano però una voce ruppe quell'istante *Arianna dove sei?* dei passi si fecero vicini e da poco lontano apparve la figura di Eric, con i capelli scompigliati e il viso sudato *eccoti finalmente! Cosa fai qui tut....* si bloccò vedendo il gatto disteso e sanguinante. Gli si avvicinò di scatto ma abbassò il capo rassegnato nel constatarne il decesso. *Qualcuno lo avrà investito...bastardi...si fermassero almeno quando mettono sotto questi poveri esseri....* Allungò il braccio e afferrò Arianna di peso per riportarla alla struttura. Lei si fece trascinare ma per un attimo di fermò tornado a fissare il gatto. *Arianna cosa succede?* la presa si allentò e le braccia di Eric si distesero lungo i suoi fianchi. Era chiaramente sconvolto da ciò che stava vedendo con i suoi occhi. Arianna era immobile, fissava il gatto senza alcuna espressione ma le lacrime scendevano dai suoi occhi. Lacrime silenziose.

19 set 2011

Heartquake - Sopravvivere

I giorni passavano, tutti uguali, e tra me e Kiyoko il dialogo era quasi del tutto inesistente. Sveglia all'alba, colazione, lavoro con breve pausa per il pranzo, ancora lavoro, cena e nuovamente a dormire. Tutto questo da quando Kijuro, un anno addietro, era partito per la guerra. Una guerra che in molti vedevano come l'occasione per mostrare la grandezza del Giappone ma che in realtà stava portando solo morte e pianto. Un giorno questa routine venne rotta quasi per caso. Nel rovistare tra gli abiti mi cadde a terra un piccolo pacchetto contenete delle rudimentali sigarette che di tanto in tanto mio marito fumava nei momenti di relax. Il brivido di paura misto a nostalgia fu inevitabile. Ne presi una per poi riposare il pacchetto al suo posto e uscì nel retro della bottega. Accenderla fu semplice ma il calore che mi pervase la gola così d'improvviso mi fece tossire e mi provocò una nausea improvvisa. Non pensavo che la sensazione provata fumando fosse così disgustosa ma nonostante ciò tirai un'altra boccata restando attenta a non soffocare. I nervi mi si rilassarono e provai una strana calma. Guardavo il fumo alzarsi in cielo creando forme buffe come le nuvole. Solo un rumore improvviso mi distrasse da tale calma *butta quella cosa dannazione!* alle mie spalle Kiyoko mi diede uno spintone facendomi cadere la sigaretta. *Non ti avvelenare i polmoni come quello stupido di tuo marito e pensa a darmi una mano con i clienti* non finì neanche la frase che era rientrata in casa lasciandomi immobile incapace di reagire. Non rammentavo quasi più il suono della sua voce e sentirlo così all'improvviso mi lasciò atterrita. A passi lenti rientrai e mi avvicinai a lei *Avanti non restare a fissarmi e servi quel cliente* Mi parlava ancora, con la tranquillità che le era caratteristica. Non disse altro fino a sera. Pensai che l'effetto della sigaretta mi aveva provocato le visioni o dio sa cosa ma a tavola, tra un boccone ed un altro, mi parlò di nuovo *Se pensi che ti lascerò avvelenare lentamente con quegli affari ti sbagli di grosso. Così come sto attendendo io il ritorno di Kijuro farai anche tu lo stesso, chiaro?* Non mi guardava nemmeno, non sapevo se si stesse burlando di me o se era seria *ecco...le ho trovate tra i suoi vestiti e...* quasi sussurrando le parole mi uscivano timidamente. Alzò il capo e mi fissò freddamente *Non lo fare più...* distolse lo sguardo lievemente imbarazzata *...te ne prego* Sorrisi lievemente.  La sua sofferenza era uguale alla mia, cambia solo il modo di esprimerla. Dovevamo restare l'una accanto all'altra pregando la fine di quest'attesa.

13 set 2011

Inizio nuovo lavoro

Ed ora inizio a metter giù il soggetto per intero della storia della ragazza cyborg (il cui titolo sarà "Love In The Ice") Ovviamente non abbandonerò Heartquake ma anzi ci saranno dei colpi di scena eclatanti. Il successo delle vendite all'Etnacomics mi ha dato un nuovo incentivo per scrivere e realizzare le mie storie. Mi metto subito a lavoro . Aja Aja Fighting!
(garantisce Rain in persona XD *ma magari*)

3 set 2011

Heartquake - Nuovo amore

ATTENZIONE: questo post è ad alto contenuto di spoiler per cui si consiglia un'attenta analisi prima di procedere alla lettura, eventuali reclami saranno aspramente ignorati.
Quella mattina il caldo era più sfiancante del solito. Il sole splendeva forte fin dalle prime ore dell'alba imprimendo a tutti gli abitanti del villaggio la classica pigrizia estiva. Kiyoko era già a lavoro, cercando di non far rumore per non svegliare Tashiro prima del dovuto. *andiamo alla cascata* mi voltai sentendole rivolgermi la parola *chiudiamo il negozio per la mattinata. Se partiamo adesso facciamo in tempo ad andare e tornare entro pranzo senza fretta* Non sapevo si parlasse sul serio o meno. La sua dedizione al lavoro era così seria che stentavo a credere che fosse disposta a rinunciare a metà giornata di vendite per un bagno. La guardai per qualche secondo quando Tashiro irruppe in cucina pensando di far tardi a scuola quando ancora era più che in anticipo. Tra una risata ed un'altra durante il pasto del mattino, il discorso non si ripresentò e pensai che avesse rinunciato alla pazza proposta. Solo quando fummo sole, dopo che Tashiro si era avviato a scuola insieme a dei compagni che mi barrò la strada fissandomi negli occhi *parlavo seriamente* continuavo a fissarla, così determinata. *va...va bene*  al sentire le mie parole l'espressione in viso si rilassò ed apparse un ampio sorriso *bene chiudo tutto!*. Non del tutto convinta, attesi che Kiyoko fosse pronta e partimmo verso la foresta. Mezz'ora o forse qualcosa di più e arrivammo alla piccola cascata. Abbassai lo sguardo in preda ai ricordi, di quando tutti e tre ci divertivamo spensierati, in tempo di pace. Kiyoko senza pensarci due volte slacciò l'obi e si tolse il kimono immergendosi esprimendo la sua felicità con un piccolo urlo *vieni che è splendido!*. Mettendo difficilmente i pensieri da parte, mi spogliai e mi immersi. Il piacere improvviso al contatto con l'acqua fresca mi fece rilassare pienamente.Ci mettemmo sotto la cascata, per far si che la forze della natura rilassasse i nostri nervi e scacciasse via ogni pensiero triste, compreso quello della guerra. Passammo un'ora a gozzovigliare quando ci sdraiammo a riva esauste *era tanto che non ci divertivamo così* disse Kiyoko voltando il capo verso di me. Le sorrisi senza risponderle ma capì il mio assenso. Calò il silenzio, ascoltavano il fruscio degli alberi e dell'acqua osservando il cielo. Non feci in tempo ad accorgermi di un suo movimento che me la ritrovai seduta dinnanzi a me che mi osservava. Sul suo viso era impresso un sentimento di timore misto a paura. La guardavo incuriosita, stavo per chiederle cosa fosse successo che si avvicinò e mi baciò. Quel suo gesto così improvviso mi tolse la capacità di reagire. Rimasi li immobile intento che le nostre labbra si sfioravano. Serrai gli occhi e trovai la forza per spingerla via. Mi alzai di scappo raccogliendo il kimono frettolosamente e scappai. Sentii poco dopo la sua voce alla mie spalle *Helen aspetta! Mi dispiace Helen ti prego fermati!* non volevo ascoltarla, continuavo a scappare cercando di indossare il kimono. Sentì la sua mano afferrarmi il braccio *Helen...* le diedi uno spintone *SEI FORSE IMPAZZITA? COSA TI PASSA PER LA TESTA? LA FUORI DA QUALCHE PARTE KIJURO STA COMBATTENDO PERE RESTARE VIVO E TORNARE DA NOI E TU COSA FAI?* dagli occhi mi scendevano lacrime incessanti *È TUO FRATELLO....ED È ANCHE MIO MARITO....NON POSSIAMO FARGLI QUESTO....* mi misi le mani in volto cadendo in ginocchio *...lui tornerà....tornerà da noi*. Rimase immobile davanti a me, probabilmente si stava pentendo col cuore di quello che aveva fatto o forse stava piangendo silenziosamente. Non so se il suo gesto fosse stato dettato dalla solitudine o se il sentimento di amicizia tra noi era maturato in qualcosa di più, restava il fatto che entrambe contavamo i giorni sperando nel ritorno di Kijuro. Dal paese, oltre gli alberi, improvvisamente un urlo squarciò il silenzio venutosi a trovare tra di noi. Un urlo così poteva essere causato da una cosa sola, la morte.

14 ago 2011

Heartquake - L'incontro (bozza)

Uscita della bottega del libraio, in preda all'esaltazione per aver trovato un testo che poteva finalmente aprire le parte del mio completo integramento con gli abitanti del posto, camminai rapida per tornare a casa a dedicarmi subito allo studio. Nonostante mi trovassi li da una dozzina di giorni ancora non riuscivo a memorizzare per bene le strade, mi apparivano tutte uguali. Nella camminata però mi accorsi di non aver più con me il borsello con il denaro che mi rimaneva "Oh cielo! Lo avrò lasciato alla bottega!" Cercai di tornare indietro ma non trovavo la traversa giusta. Fermai degli uomini per chiedergli indicazioni ma, con aria quasi infastidita, mi dissero una serie di parole che non riuscì a capire. Vagavo per le vie, in preda alla preoccupazione e all'ansia. Girai l'angolo della strada, di fretta, osservando il pavimento ormai sconfortata quando urtai qualcosa, o meglio, qualcuno. Il terreno era umido per via della forte pioggia dei giorni scorsi così che sentì il peso del mio corpo vacillare a quello scontro. Cercai di tenermi in equilibrio ma non vi riuscì. Caddi per terra, piegandomi sulle ginocchia, facendo cadere il libro sulle mie gambe. Mi sentivo disorientata, mi girava la testa. Non feci in tempo a guardare se il libro era finito nel fango che mi ritrovai una mano distesa avanti al mio viso. "tutto bene?" Una voce calda ma giovane si preoccupò per me, cosa che da molto tempo non accadeva. Alzai lo sguardo quando lo vidi. Un viso pallido, perfetto. Non pensavo potessero esistere bellezze tali. Nei suoi occhi era dipinta la preoccupazione nei miei confronti e ciò fece palpitare il mio cuore. Quel viso, quel profumo...portarono il mio destino verso la strada che non rimpiangerò mai di aver percorso.

8 ago 2011

Little Ashes

Sonnambula danza alla luce del satellite di madreperla.
Movimento leggero trasportato dalle acque.
Bolle e onde tengono in superficie i corpi dei due uomini che nel vorticoso agitamento si guardan negli occhi.

Come lucciole son le gocce del mare illuminate dalla luna, che rapide scivolano sulla pelle nuda delle mani di entrambi.
I pensieri volano via, vengono trascinati a largo dalle onde.
Resta solo il suono dei loro cuori che ormai battono all'unisono.
Si tengono per mano, quasi han paura che gli spiriti del mare li separino.
Un respiro come un sussurro, lo sguardo intenso intanto che si avvicinano.
Il desiderio come la forza del mare, funesto e incontrollabile.
Il tocco delle loro labbra, passione sfociata in amore.
Un ultimo sguardo, il cielo diventa nero.
(Ispirato ad una scena di Little Ashes)


(eng)
There is a sonnambula dance under the light of the nacre satellite.
Slight motion carried by the water.
Bubbles and waves keep on the surface the two men's bodies that in the swirling stirring looking into their eyes.

Like fireflies are the drops of the sea illuminated by the moon, which quickly slips on the bare skin of the hands of both.
Thoughts fly away, they are dragged off by the waves.
There's only the sound of their hearts that beat as one now.
They hold hands, they are almost afraid that the spirits of the sea would separate them.
A breath like a whisper, their intense gaze while they are approaching.
The desire as the force of the sea, deadly and uncontrollable.
The touch of their lips, passion resulted in love.
One last look, the sky turns black.
(Inspirated to a scene of Little Ashes)


2 ago 2011

A love in the ice - Ritorno dall'oblio

Continuava a fissarlo, la paura era troppa per permetterle di aprire bocca. Lui si alzò, continuava a sorridere. Afferrò il lenzuolo che era caduto a terra e la coprì "prenderai freddo, tieni" Le parlava lentamente, non era sicuro che lei comprendesse ciò che diceva. Lei non si mosse, si stringe la spalle in cerca di conforto, non si curava di mostrare la sua nudità ad uno sconosciuto. Eric sospirò e si tolse il camice e glielo poggiò sulle spalle "Vieni con me, non aver paura" le porse una mano. La giovane ancora titubante e in preda ai tremori causati dal forte spavento, prese la mano di lui e scese dal lettino. Insieme uscirono dalla stanza e percorsero un luminoso corridoio. Tutto era silenzioso, sembrava quasi che l'edificio fosse disabitato. Girarono verso un altro corridoio ed entrarono dentro una stanza. Due donne. che pigramente leggevano, si alzarono si scatto facendo cadere le riviste sul pavimento. "Si è svegliata? Come si sente?" le si avvicinarono apprensive ma lei, afferrando un lembo della giacca di Eric, indietreggiò. "Ancora è molto spaesata, potreste lavarla e vestirla cortesemente?" Le rivolse uno sguardo ,ancora sorrideva per infonderle coraggio. "Certo, vieni ragazza, non preoccuparti" Una delle due donne le poggiò una mano su una spalla e tirò piano a lei. "su vai, io resto qui, on ti lascio sola" Ogni parola doveva incoraggiare la sconosciuta a fidarsi degli altri. Mentre che, a passi lenti, si allontanava da lui trascinata dalle donne, guardava Eric, aprì la bocca per dirgli qualcosa ma nessun suono le uscì dalla bocca. Le due donne la lavarono per bene, la sensazione dell'acqua sulla sua pelle la affascinava, la osservava scendere dal rubinetto. Le misero una accappatoio bianco avorio e la fecero sedere su una sedia. Una di loro prese delle forbici e le si avvicinarono. Dalle sue labbra uscì un lieve urlo intanto che tentava di sfuggire alla presa dell'altra donna. "no no ferma non voglio farti del male! Servono per sistemarti i capelli, non voglio ferirti!" Dovettero aspettare una decina di minuti prima che la ragazza si calmasse e potessero tagliare alcuni nodi che con tutto il balsamo non venivano via. Eric, dalla stanza accanto, fissava le mattonelle del pavimento, in attesa di rivedere la ragazza. Di tanto in tanto si portava dietro le orecchie delle ciocche di capelli che gli coprivano il viso. Dei rumori dalla stanza accanto lo fecero sobbalzare. Dalla porta entrarono le due donne con la ragazza, che timidamente fissava i suoi passi. "ben lavoro Anna, Cristina" Le due donne sorrisero e spinsero la ragazza verso Eric che orma era a pochi passi da lei. "sei bellissima" le disse mentre con la mano delicatamente le alzava il capo. Lei tenne sempre lo sguardo verso il basso e non reagì a tal complimento. Eric, di suo, sorrise non stupito della reazione di lei ma nel profondo era convinto che ben presto la situazione sarebbe cambiata.

26 lug 2011

Dark Betrayal - Fuga

Era la prima volta che ammiravo la luna non attraverso delle sbarre. Quella fuga, tanto bramata nei secoli, era giusta così inaspettatamente. Tante le volte nel quale urlavo nella notte maledizione verso un padre capace di odiare il proprio figlio. E in quel lomento, mentre a pieni polmoni gustavo l'odore della felce umida di rugiada, meditavo sul da farsi. Osservavo la mia palle pallida come la luna, le vene che trasportavano il sangue che ormai ribolliva di soddisfazione e temerarietà. Strinsi il pugno, sentii la mia forza. Mi sentivo l'uomo più potente che possa esistere nei tre mondi ed ero pronto a strappare il cuore ad una lista di persone. Non sarebbero esistiti ne angeli ne demoni ne umani. La mia vendetta iniziava da quell'istante. Rannicchiato nella foresta, il solo fruscio delle foglia a farmi compagnia, sentì un rumore. Trattenni il respiro, dovevo capire chi o cosa potesse essere. D'un tratto un rumore, sentivo il battito cardiaco di chi, alle mie spalle, provava già paura. Mi voltai di scatto, guardai con rabbia gli occhi di quella creatura. Vidi il mio riflesso nei suoi iridi blu come l'oceano, intrisi di paura. Un balzo, rapido, verso di lei. Al tocco con la mia pelle fredda ebbe un brivido, troppo breve per rendersene conto, ormai aveva iniziato a cadere. La afferrai, il peso del suo corpicino mi sembrò insignificante. Quella creatura, dai capelli corti e color del sangue rappreso, aveva un aspetto tanto puro, innocente. Forse fu in quel momento che il mio cuore, offuscato dalla rabbia, vide una luce.

19 lug 2011

A love in the ice - E se....

Malediva il giorno in cui quel fottuto uomo la rimise al mondo. Solo un innesto, solo un taglio nei nervi spinali e tutto finiva li, niente più emozioni, niente più dolore, niente più sofferenza. Invincibile a tutto, senza un punto debole, senza un possibile rimpianto. Eppure ora che tutto era tornato a qualche anno prima, sentiva nuovamente il peso della sua anima, del cuore che le batteva in petto, dei ricordi. Ricordi di quando tenere tra le sue braccia un'altra anima era una gioia. Di quando per quel decantato amore avrebbe fatto l'impossibile, anche messo a repentaglio la sua vita. Eppure di quelle braccia, di quel calore non restava nulla, solo ombre nei suoi ricordi. Aveva amato un tempo, aveva dato tutto per la sua donna e per la sua donna aveva smesso di vivere. Aveva deciso di diventare un automa, un essere al quale venivano estirpati i sentimenti. Tanto facile, tanto doloroso. La sua folle speranza che un giorno il ricordo di una vita felice potessero svanire venne distrutta da lui e dalla sua curiosità. Perché l'aveva voluta riportare in vita? Niente sangue, niente urla, niente aveva il tempo di manifestarsi, la sua rabbia era troppa. Si strappava di dosso gli aghi, i punti, anche la pelle. L'abito bianco si tinse di rosso, i suoi occhi persero il riflesso della vita. Gli iridi blu divennero scuri, l'innesto aveva fallito. Provarono a fuggire, provarono a chiedere la grazia. Tutto doveva restare come prima, il suo corpo doveva restare a dormire per l'eternità, e tutto ciò non sarebbe accaduto. Troppo amore da troppo odio, troppo odio da troppa morte. Come se il cuore le fosse stato strappato dal petto, lasciando una voragine, il suo corpo vagava prendendosi la vita altrui. Scappate.

Restless Forest - Eien~Destino

Al giungere di quella notizia ferale il mio corpo e il mio spirito reagirono in opposta maniera. Intanto che l'agente con aria triste mi comunicava come i medici, invano, avevano tentanto di salvare mia sorella che era stata travolta da un ubriaco al volante,il mio corpo perse il controllo. Le lacrime iniziarono a scendere dal mio viso nonostante non singhiozzassi per il dolore di tale perdita. Rimanevo immobile, a fissare quell'agente mortificato e straziato dal compito affidatogli di avvisarmi dell'incidente. Il mio spirito invece piangeva, urlava, soffriva. Soffriva per come, quella sera, si era scontrato con la sorella e per come l'aveva lasciata andare da sola nella notte per le vie di Tokyo. Ed ora che non avrebbe potuto rimediare a tale discussione non trovava altro modo per rimediare alle sue colpe. Tutto era svanito. Il mio corpo, presto, sentì il peso della sofferenza del mio spirito e crollò, ai piedi dell'agente che, urlando, chiamava soccorsi. I giochi della vita. I giochi della morte. Tutto è polvere.

17 lug 2011

Restless Forest - Sayonara~

Niente, in vita mia, ho mai fatto con la convinzione necessaria per sentirmi appagata al cento per cento. Mai come oggi ho avuto la convinzione così forte che quel gesto sarebbe stato necessario. Dopo aver preparato tutto, accuratamente, nel cuore della foresta, dopo aver ignorato le richieste di quel kodama tanto insistente,  dopo aver pregato affinchè le mie colpe  fossero perdonate, feci quel salto. Sentii un forte calore al viso, gli occhi mi sembravano bruciare. La vista si vece appannata per via delle lacrime che, in accesso, riempivano i miei occhi. Pensavo, scioccamente, che quel gesto poteva porre fine a tutto rapidamente e invece mi trovavo in preda agli spasmi senza potervi porre rimedio. Il calore al viso cresceva, un formicolio alla gola mi dava da tossire ma non riuscivo ad aprire bene la bocca. Lo fregamento della corda mi graffiava la pelle, mi faceva quasi più male della mancanza d'aria. Di sfuggita vidi il kodama che si agitava, cercava di spezzare il ramo al quale era appesa la corda ma invano. Dondolando piano piano sentii le orecchie scoppiettare, come quando si sale in montagna, sentivo i miei polmoni rantolare ossigeno, il mio cuore che batteva freneticamente. Le lacrime erano scese dai miei occhi ma ora la vista era offuscata, distorta. Aprì lievemente la bocca, respirai quel poco di aria che essa poteva contenere. Ne sentii il profumo come mai prima di quel istante. Gli occhi si chiusero, stanchi e secchi. Gli spasmi finirono, il cuore si calmava, gli ultimi battiti risuonavano nella foresta. Tutto non sembrava più come una volta. Il dolore spariva pian piano. Sayonara~

21 giu 2011

A love in the ice - Attivazione

Era li, distesa inerme su un lettino dentro un stanza bianca, neutra, piena di oggetti e lampade. Neanche quando Eric, con un frastuono, aprì la porta per entrare, il suo corpo sussultò. Con passo svelto, egli si avvicinò al lettino accostato al muro dove era distesa, guardava le forme del suo corpo nudo sotto il lenzuolo bianco, le scostava i capelli dal viso. Prese uno sgabello dal tavolo dietro di lui, si sedette, tirò fuori dal taschino del camice una siringa. Lo sguardo un attimo si fissò su di lei per poi tornare sulla siringa che intanto aveva sgusciato dalla confezione sterile. Tolse il beccuccio che proteggeva l'ago e allungò un braccio per afferrare la mano di lei, immobile. Un sospiro e un rapido gesto. Alla puntura sul dito non susseguì alcun movimento, alcuno spasmo. Una piccola goccia di sangue venne fuori ma nulla, nessuna reazione. Eric, con un altro sospiro, posò la siringa sul tavolo e si grattò la testa. La guardava fissa, i suoi occhi chiusi, serrati. Si alzò e si avvicinò a lei. Le prese le braccia e le incrociò sul petto per poi prenderle le spalle e tirare su il suo corpo a peso morto flettendolo in avanti per metterla seduta. La sua schiena era pallida, ossuta. Eric diete un paio di colpetti all'altezza delle scapole, un rumore sordo ne susseguì. Lentamente si aprì uno sportellino, con un cigolio di come quando non apri una porta da anni. Eric guardò bene i fili arruffati che vi erano all'interno, ne maneggiò un paio, scollegò e ricollegò cambiando le combinazioni. Si asciugò il sudore sulla fronte con la manica del camice, richiuse lo sportellino e fece coricare il copro di lei, attento a non far scivolare via il lenzuolo che la copriva. Si sedette sullo sgabello, prese nuovamente la siringa e punse nuovamente il dito. Di scatto lei ritirò il braccio, fece un urlo. Girò il capo per guardare Eric, era terrorizzata. Si rannicchiò al muro dove era accostato il lettino tentando di tenere il lenzuolo che era scivolato via. Tremava e aveva gli occhi gonfi di lacrime. Eric la guardava, sorridendo. Buttò via la siringa in un cestino e le si avvicinò "Va tutto bene. Ben tornata"

18 giu 2011

Night

All'ora zero, quando il pallido astro vaga tra le stelle, la camminata egli decide di intraprendere. La felce ricoperta della prima rugiada è scossa del soffio del vento, quel medesimo soffio che incanta gli alberi permettendo loro di modulare melodie non udibili agli umani. Passo dopo passo Night, la notte suprema, si allontana dalla sua dimora, attraversando la fitta natura che, invano, tenta di sbarrargli il passaggio per persuaderlo a non proseguire. Pochi passi e gli arbusti ormai si trovavano alle sue spalle, ora dinnanzi a lui la radura, colorata dal pallore della luna. Il canto degli alberi è placato dal frastuono di lame e respiri che si avvicina. Un sorriso, un respiro all'apparire alla luce di chi il suo sangue brama. Le lame luccicano pronte a tagliare l'aria, a prendersi l'essenza della Notte. Passi svelti, una corsa. Un solo gesto, come a spingere il vento ed un tonfo si udì tra la folla. Nello stupore generale gli sguardi si fissarono sulla Notte, un fuoco blu zaffiro sul suo palmo. Un ghigno, capo chino, una provocazione. La corsa riprende. Si avvicinano. Il capo si alza di scatto, le braccia si piegano al petto. Non ancora. Non ancora. Pochi piedi separano Night dai guerrieri. Ecco il momento giusto. Le braccia si distendono, un rapido vento spinge via centinaia di corpi che ora galleggiano per aria, che precipitano sul terreno. Il prato si increspa, come uno stagno al gettarvi un sassolino. Night sorride, non sarà quella la sua fine, non ancora.

14 giu 2011

Heartquake - Kiyoko il ruscello

L'avversione che il mio cuore prova verso l'uomo è incalcolabile. Se iniziassi ad elencare una per una le motivazioni di tal disprezzo potrei scalare il sacro Fuji e tornare senza aver finito la lista. Tutto ciò senza tener conto degli stranieri. Sempre pronti a sbatterti in faccia la loro virilità nel vano desiderio di ricevere un notturno pensierino, Forse anche per questo quando iniziai a lavorare nel campo dei crisantemi mi sentii rapita dalla folla del paese e trasportata dalle nuvole rosee del tramonto che ondeggiano al cielo come drappi immersi nel fiume a purificarsi. La sua radiosità rende l'orgoglio del popolo giapponese e il suo splendore, come il riflesso di una katana al sole. Restare ore maneggiandone foglie, semi, petali è tutto ciò che il mio futuro possa desiderare. Non certo il futuro che vorrebbe per me mio fratello che vede già la mia figura al fianco di un ricco mercante con pargoli annessi. L'unico desiderio delle mie coetanee è di sposarsi e avere figli. Come se un futuro fatto di sottomissione e maternità fosse tutto ciò a cui una donna posso aspirare. Ma io, che ormai ho passato i venti inverni, desidero solo vagare per i prati fioriti e giocare tra le volpi. Il cielo mi ha creata libera come l'acqua, non è possibile barrarmi la strada.

7 giu 2011

Heartquake - L'Inizio

E in un attimo mi sono ritrovata su questo treno, diretta verso una città di cui non so neanche pronunciarne il nome. Il paesaggio scorre veloce fuori. Il vetro, ancora freddo della notte, riflette il sole sorto da poche ore sul mio viso , lo colora con strani effetti. Di stazione in stazione, il viaggio sembra non terminare mai. Le persone salgono e scendono, mi osservano. Molte di loro probabilmente non hanno mai visto una persona dell'altra parte del mondo, una "dagli occhi giganti". Quando seguivo mio padre nei suoi pellegrinaggi in nome della sperimentazione fotografica non avevo molto tempo e molta voglia da dedicare ai nativi del luogo. Ed ora che mi ritrovo sola, il mio cuore ormai non vuole lasciare queste terre ma allo stesso tempo freme dalla paura. Osservo le campagne, le case, il bestiame non curandomi di nulla, vagando nei meandri dei miei ricordi. Lo sguardo un attimo mi si posa su una coppia che si appresta a scendere. Afferra i bagagli sperando di non abbandonarne nessuno sul treno. Una donna posa lo sguardo su di me, sul suo viso di dipingono sentimenti quali curiosità e sorpresa. Accenno un sorriso ma ella guarda altrove apprestandosi a scendere. Torno ad osservare il cielo, il sole ormai alto nel cielo. Quando arriverà la mia stazione saprò cosa fare? Cosa mi attenderà?
(photo's credits to Vevew)

1 giu 2011

Introduzione "Heartquake"

Non avrei mai immaginato che il mio paese potesse commettere un gesto tanto empio alla mia nuova casa, al mio nuovo mondo, a ciò che più amo. Un boato tale da far tremare la sabbia sotto di se, una luce abbagliante così come se il sole fosse precipitato sulla terra. E il caldo, soffi come grida che ti bruciano la pelle, i vestiti, gli occhi. Tutto così fervido nella mia mente, tutto così limpido da provocarmi ancora gli spasmi di panico sentendo l'odore del fuoco. Eppure neanche un giorno mi pento di aver vissuto di amore, di dolore, di gioia, in questo paese dai rosei ciliegi. Neanche uno.

18 mag 2011

The street show

"Camminava lungo la strada, immersa nei suoi pensieri. Era il primo pomeriggio e sulla città era sceso un vento dal nord che soffiava sulla pelle nuda di chi già indossava abiti estivi. Stranamente, una volta uscita dalla sede universitaria, ella non aveva tirato fuori la sciarpa che quasi d'obbligo portava sempre al collo. Le punte dei suoi capelli le pungevano il collo, agitati da quel vento che a volte la faceva rabbrividire. Si muovevano ad ogni lento passo quasi fossero sul punto di tramutarsi in farfalle e farsi trasportare in alto tra le nuvole. Arrancava per quella strada ormai ripercorsa così tante volte da perderne il conto negli anni. I passi erano lenti, stanchi, quasi proseguissero spinti da qualcosa di ultraterreno e non dalla sua volontà. Il passo man mano si faceva sempre più lento, per un attimo sembrò quasi fermarsi sperando di iniziare a fluttuare per proseguire quel cammino senza alcuno sforzo. Un pianoforte in crescendo proveniente dalla traccia appena iniziata del suo lettore musicale la fece sobbalzare così il passo tornò incalzante. Passava tra i pedoni senza dare nell'occhio, il capo chino a guardare il pavimento cercando di non far notare, a chi la incrociava, che la sua mente era altrove. Di rado alzava lo sguardo, agli incroci, per evitare che qualche automobilista le venisse addosso e la insultasse pure. Giunta ad una larga piazza il vento si intensificò, il freddo stava per avere il sopravvento così con un gesto rapido e secco alzò il cappuccio della felpa in cerca di conforto. Li lo sguardo si fissò per un attimo sull'orizzonte di cemento per verificare quanto ancora aveva da camminare. I suoi occhi si fissarono su una bambina, sui cinque anni, la quale per un attimo rabbrividì quando si accorse di essere osservata da uno sguardo tanto perso nel nulla. Strinse la mano alla madre distogliendo lo sguardo passandole accanto facendo finta di non averla mai vista. Altri pochi passi e finalmente a casa. Era vuota. Gettò il pesante zaino per terra e si distese a letto, ancora il ritmo della musica si mescolava al battito del suo cuore. Occhi chiusi, invocando l'aiuto dal cielo per cadere nel sonno. Pochi attimi, buio, il nulla assoluto, solo un lontano violino che man mano si spegneva nel silenzio"

I'm bisex, any problems?

Eh dovevo scrivere ieri sera ma me lo sono tolto dalla testa D:
Ieri era la giornata mondiale contro l'omofobia =S Ma io dico, nel 2011 c'è ancora bisogno di una giornata così? Non dovrebbero esistere di sti problemi con l'Omofobia, la paura degli omosessuali! Ma che sono, zombie? Anzi più che SONO, SIAMO, in quanto la mia condizione di bi sex mi inserisce automaticamente all'interno del gruppo di dannati che bruceranno all'inferno come gli stupratori, pedofili e assassini. Eh si perché per molta gente SIAMO paragonabili a loro. Amare significa essere dannato. Ma certa gente ha segatura nel cervello?? Oppure quelli che dicono di non assere contro i gay ma se si trovano ad avere la corte da un omosessuale urlano "che schifo!" o ancora chi dice che i bi sex sono confusi, che devono solo trovare il partner (dell'altro sesso) giusto. Ma io dico, ma con tutti i problemi che ci sono a questo mondo ci si deve fissare su ste stronzate? Ma per finire la cosa che mi fa più rabbia di tutte e il dover negare a tutti i costi l'adozione di figli da parte di coppie gay. Mi fa imbufalire. "per crescere bene i bambini DEVONO avere per forza un padre ed una madre di due sessi opposti." Perché? Tutti quelli orfani di un genitore allora? (me compresa) Siamo tutti qui, sani e salvi, eppure ci è venuta a mancare una delle due figure tanto ostentate come fondamentali. Quando si dice che poi i figli di coppie gay crescerebbero con una visione distorte della natura (che poi solo l'essere umano si fa sti problemi quindi è lui il primo contro natura) e risultare anch'essi omosessuali si va sull'assurdo. Ma gli omosessuali che ci sono adesso non sono forse figli di etero? Oh ma tu guarda....
La dura verità è che la gente ignorante condanna ciò che non è come lei, ciò che si estranea dal branco di pecore. E Allora concludo augurando a tutti gli omofobi di questo mondo di farsi un esame di coscienza e smetterla di scassare le palle, vivi e lascia vivere. Buona giornata

16 mag 2011

Snervata, esaurita, al colmo della pazienza

Quando avrò un attimo di pace? Già c'ho i cazzi miei per la testa, è necessario essere assillata sempre in ogni occasione?? SEMPRE?? Ma porca troia ma datevi una calmata santo cielo! Io mi sono seriamente rotta il cazzo di questo comportamento, sul serio, basta non c'è la faccio più

15 mag 2011

Insofferenza

Odio i miei capelli. Sono così fastidiosi! Ieri notte mi stava per prendere una crisi isterica! Dormo quasi sempre a pancia sotto e avevo tutti i capelli sulla faccia che mi stavano asfissiando. È 2 anni che non mi trovo a passare il periodo caldo (e ancora non ho visto nulla ç_ç) con i capelli sul collo. Quanto mi manca la sensazione di fresco sul collo! No co sti cosi pesanti ed opprimenti che non hanno una forma! E meno male che riesco relativamente a legarli così posso trovare refrigerio! Però (eh si c'è un però) non li taglio. O per lo meno non li posso tagliare se no verrei meno al patto che ho fatto con me stessa. Fino a che non raggiungo "quel" risultato ne li taglio ne mi farò colore o altro. (e si ritrovò cosplayer di rapunzel) Spero solo che con il venire del caldo ma mia insofferenza dia dei risultati, cercare di svegliare me stessa con questi ricatti psicologici ò.ò dove sono arrivata? Va beh diciamo che, vista l'ora, posso anche smettere di scrivere stronzate (vista anche l'affluenza di pubblico del blog non so ancora perché continuo a scrivere) Buona notte a tutti!

13 mag 2011

Ritorno

Finalmente il blog è tornato operativo!! T_T però mi ha cancellato l'ultimo post! Va beh, lo riscriverò. Ieri ho visto "Come l'acqua per gli elefanti" *O* BELLISSIMO!! In alcune parti stavo per mettermi a piangere ma davvero davvero bello. Poi Robert in questo film è un figo della madonna XD Con i capelli corti sta molto meglio e senza tutto quel trucco per renderlo pallido cadavere si vede la sua bonaggine XD St in crisi per la cistite e per il ritardo di una settimana e mezza della normale rottura di scatole mensile delle donne. Mah...ci si sente più tardi, magari riscrivo il post che è andato disperso. Ciauuu

28 apr 2011

Pensieri della mezza notte meno venti

Spesso mi è capitato di leggere o sentire, sia in film o telefilm ma anche nella vita "reale" frasi come "andrai all'inferno" "sei un malato" "sei disgustoso" rivolte a persone omosessuali o bisessuali. Ora, ammettendo che l'inferno esiste e che è come una enorme massa di fuoco dove i "peccatori" bruciano per l'eternità, non dovrebbero finirci gli assassini? Gli stupratori? I pedofili? I razzisti? Chi maltratta gli animali? Cosa c'e di immorale, di peccaminoso, di grave nell'amare una persona del proprio sesso? È amore! Gesù (e parlo da non credente ricordiamocelo) ha professato parole di amore e uguaglianza tra tutti gli uomini e le donne. Ha diffuso al mondo l'importanza dell'amore. Allora quando sento persone (per la maggior parte proprio cristiani cattolici e islamici) urlare la malvagità dei gay, la loro immoralità, la loro inutilità a questo mondo mi sento davvero male, mi sento a disagio. Ho provato cosa significa essere insultati con parole del tipo "lesbica di merda" ed essere guardati come se fossi la feccia della società ed è difficile. Ma ho affrontato tutto ciò, mi son detta "del resto non ho fatto del male a nessuno, cosa vogliono questi esseri?" ma molti non lo riescono a superare, come quei ragazzini di un video visto un paio di giorni da che a 13, 14 e anche 15 anni si sono suicidati per le ripetute          volte in cui gli han fatti sentire sbagliati, diversi. Non è un dibattito, non è neanche un modo per ostentare considerazione e, scusate se lo dico, nonostante sia una persona pacifica, questa gente mi fa veramente salire il disgusto. Sono loro quelli che insieme alle categoria sopracitate dovrebbero andare all'inferno, non chi ama. 

27 apr 2011

Grandi parole

Noi tutti vogliamo aiutarci vicendevolmente. Gli esseri umani sono fatti così. Vogliamo vivere della reciproca felicità, ma non della reciproca infelicità. Non vogliamo odiarci e disprezzarci l'un l'altro. In questo mondo c'è posto per tutti, la natura è ricca ed è sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l'abbiamo dimenticato. L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha chiuso il mondo dietro una barricata di odio, ci ha fatto marciare, col passo dell'oca, verso l'infelicità e lo spargimento di sangue.
Abbiamo aumentato la velocità, ma ci siamo chiusi in noi stessi. Le macchine che danno l'abbondanza ci hanno dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l'abilità ci ha resi duri e spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che d'intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e di bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto.
L'aviazione e la radio hanno ravvicinato le genti: la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell'uomo, reclama la fratellanza universale, l'unione dell'umanità. La mia voce raggiunge milioni di persone in ogni parte del mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che costringe l'uomo a torturare e imprigionare gente innocente.
A quanti possono udirmi io dico: non disperate. L'infelicità che ci ha colpito non è che un effetto dell'ingordigia umana: l'amarezza di coloro che temono le vie del progresso umano. L'odio degli uomini passerà, i dittatori moriranno e il potere che hanno strappato al mondo ritornerà al popolo. Qualunque mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non consegnatevi a questi bruti che vi disprezzano, che vi riducono in schiavitù, che irreggimentano la vostra vita, vi dicono quello che dovete fare, quello che dovete pensare e sentire! Non vi consegnate a questa gente senz'anima, uomini-macchina, con una macchina al posto del cervello e una macchina al posto del cuore!
Voi non siete delle macchine! Siete degli uomini! Con in cuore l'amore per l'umanità! Non odiate! Sono quelli che non hanno l'amore per gli altri che lo fanno.
Soldati! Non combattete per la schiavitù! Battetevi per la libertà! Nel diciassettesimo capitolo di san Luca sta scritto che il regno di Dio è nel cuore degli uomini.
Non di un solo uomo, non di un gruppo di uomini, ma di tutti voi. Voi, il popolo, avete il potere di creare le macchine, di creare la felicità, voi avete la forza di fare che la vita sia una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia, usiamo questa forza, uniamoci tutti e combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia agli uomini la possibilità di lavorare, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza.
Promettendo queste cose i bruti sono saliti al potere. Mentivano: non hanno mantenuto quella promessa e mai lo faranno. I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo, allora combattiamo per quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere, l'avidità, l'odio e l'intolleranza, combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere.
Soldati uniamoci in nome della democrazia!



We all want to help one another, human beings are like that.
We all want to live by each other’s happiness, not by each other’s misery. We don’t want to hate and despise one another. In this world there is room for everyone and the earth is rich and can provide for everyone.
The way of life can be free and beautiful.
But we have lost the way.
Greed has poisoned men’s souls – has barricaded the world with hate; has goose-stepped us into misery and bloodshed.
We have developed speed but we have shut ourselves in: machinery that gives abundance has left us in want. Our knowledge has made us cynical, our cleverness hard and unkind. We think too much and feel too little: More than machinery we need humanity; More than cleverness we need kindness and gentleness. Without these qualities, life will be violent and all will be lost.
The aeroplane and the radio have brought us closer together. The very nature of these inventions cries out for the goodness in men, cries out for universal brotherhood for the unity of us all. Even now my voice is reaching millions throughout the world, millions of despairing men, women and little children, victims of a system that makes men torture and imprison innocent people. To those who can hear me I say “Do not despair”.
The misery that is now upon us is but the passing of greed, the bitterness of men who fear the way of human progress: the hate of men will pass and dictators die and the power they took from the people, will return to the people and so long as men die [now] liberty will never perish…
Soldiers – don’t give yourselves to brutes, men who despise you and enslave you – who regiment your lives, tell you what to do, what to think and what to feel, who drill you, diet you, treat you as cattle, as cannon fodder.
Don’t give yourselves to these unnatural men, machine men, with machine minds and machine hearts. You are not machines. You are not cattle. You are men. You have the love of humanity in your hearts. You don’t hate – only the unloved hate. Only the unloved and the unnatural. Soldiers – don’t fight for slavery, fight for liberty.
In the seventeenth chapter of Saint Luke it is written ” the kingdom of God is within man ” – not one man, nor a group of men – but in all men – in you, the people.
You the people have the power, the power to create machines, the power to create happiness. You the people have the power to make life free and beautiful, to make this life a wonderful adventure. Then in the name of democracy let’s use that power – let us all unite. Let us fight for a new world, a decent world that will give men a chance to work, that will give you the future and old age and security. By the promise of these things, brutes have risen to power, but they lie. They do not fulfil their promise, they never will. Dictators free themselves but they enslave the people. Now let us fight to fulfil that promise. Let us fight to free the world, to do away with national barriers, do away with greed, with hate and intolerance. Let us fight for a world of reason, a world where science and progress will lead to all men’s happiness.
Soldiers – in the name of democracy, let us all unite!”
Il grande Dittatore/The Great Dictator-Charlie Chaplin (1940)

23 apr 2011

Due parole

Avevo ben molto da scrivere, è più di un mese che mi ripeto "ora scrivi, devo scrivere nel blog" ma non l'ho fatto. Per adesso, visto l'orario non dico nulla, non so neanche perché sono entrate nel blog. Devo trovarmi una ragazza, non c'e altro da dire. Peccato che non sono tipa da attraccare, non l'ho mai fatto con gli uomini figuriamoci con le donne. Ho troppa paura, sia di non piacere (del resto non sono tipa da piacere facilmente) sia di fare brutte figure. Cadrà dal cielo? Boh..., staremo a vedere 

25 feb 2011

I migliori flash vengono quando si fuma

Mentre mi trovavo in balcone a fumare una sigaretta, osservando la mia ex scuola media (proprio di fronte a casa mia) mi sono affiorati dei ricordi e sono arrivata d una conclusione al quale non avevo mai pensato. A me piace parecchio stare sola, ma da sempre. Guardando il resto della scuola media mi sono tornate in mente tutte le volte che passavo il tempo la dietro, sola, isolata da tutti gli altri miei compagni. Guardavo i gatti del giardino, giocavo sola e stavo benissimo. Così come alle elementari. Mi arrampicavo sempre su un grande albero di fichi e restavo la sopra, sola, osservando tutti dall'alto che giocavano insieme. E pure stare li, seduta su uno dei rami più alti dell'albero mi piaceva tantissimo, più che giocare con gli altri bambini o attendete il mio turno per un giro in altalena. Tutt'ora non mi dispiace stare sola, sia a casa che fuori, con il mio mp3 e magari leggendo un libro o un manga. Mah XD