14 ago 2011

Heartquake - L'incontro (bozza)

Uscita della bottega del libraio, in preda all'esaltazione per aver trovato un testo che poteva finalmente aprire le parte del mio completo integramento con gli abitanti del posto, camminai rapida per tornare a casa a dedicarmi subito allo studio. Nonostante mi trovassi li da una dozzina di giorni ancora non riuscivo a memorizzare per bene le strade, mi apparivano tutte uguali. Nella camminata però mi accorsi di non aver più con me il borsello con il denaro che mi rimaneva "Oh cielo! Lo avrò lasciato alla bottega!" Cercai di tornare indietro ma non trovavo la traversa giusta. Fermai degli uomini per chiedergli indicazioni ma, con aria quasi infastidita, mi dissero una serie di parole che non riuscì a capire. Vagavo per le vie, in preda alla preoccupazione e all'ansia. Girai l'angolo della strada, di fretta, osservando il pavimento ormai sconfortata quando urtai qualcosa, o meglio, qualcuno. Il terreno era umido per via della forte pioggia dei giorni scorsi così che sentì il peso del mio corpo vacillare a quello scontro. Cercai di tenermi in equilibrio ma non vi riuscì. Caddi per terra, piegandomi sulle ginocchia, facendo cadere il libro sulle mie gambe. Mi sentivo disorientata, mi girava la testa. Non feci in tempo a guardare se il libro era finito nel fango che mi ritrovai una mano distesa avanti al mio viso. "tutto bene?" Una voce calda ma giovane si preoccupò per me, cosa che da molto tempo non accadeva. Alzai lo sguardo quando lo vidi. Un viso pallido, perfetto. Non pensavo potessero esistere bellezze tali. Nei suoi occhi era dipinta la preoccupazione nei miei confronti e ciò fece palpitare il mio cuore. Quel viso, quel profumo...portarono il mio destino verso la strada che non rimpiangerò mai di aver percorso.

8 ago 2011

Little Ashes

Sonnambula danza alla luce del satellite di madreperla.
Movimento leggero trasportato dalle acque.
Bolle e onde tengono in superficie i corpi dei due uomini che nel vorticoso agitamento si guardan negli occhi.

Come lucciole son le gocce del mare illuminate dalla luna, che rapide scivolano sulla pelle nuda delle mani di entrambi.
I pensieri volano via, vengono trascinati a largo dalle onde.
Resta solo il suono dei loro cuori che ormai battono all'unisono.
Si tengono per mano, quasi han paura che gli spiriti del mare li separino.
Un respiro come un sussurro, lo sguardo intenso intanto che si avvicinano.
Il desiderio come la forza del mare, funesto e incontrollabile.
Il tocco delle loro labbra, passione sfociata in amore.
Un ultimo sguardo, il cielo diventa nero.
(Ispirato ad una scena di Little Ashes)


(eng)
There is a sonnambula dance under the light of the nacre satellite.
Slight motion carried by the water.
Bubbles and waves keep on the surface the two men's bodies that in the swirling stirring looking into their eyes.

Like fireflies are the drops of the sea illuminated by the moon, which quickly slips on the bare skin of the hands of both.
Thoughts fly away, they are dragged off by the waves.
There's only the sound of their hearts that beat as one now.
They hold hands, they are almost afraid that the spirits of the sea would separate them.
A breath like a whisper, their intense gaze while they are approaching.
The desire as the force of the sea, deadly and uncontrollable.
The touch of their lips, passion resulted in love.
One last look, the sky turns black.
(Inspirated to a scene of Little Ashes)


2 ago 2011

A love in the ice - Ritorno dall'oblio

Continuava a fissarlo, la paura era troppa per permetterle di aprire bocca. Lui si alzò, continuava a sorridere. Afferrò il lenzuolo che era caduto a terra e la coprì "prenderai freddo, tieni" Le parlava lentamente, non era sicuro che lei comprendesse ciò che diceva. Lei non si mosse, si stringe la spalle in cerca di conforto, non si curava di mostrare la sua nudità ad uno sconosciuto. Eric sospirò e si tolse il camice e glielo poggiò sulle spalle "Vieni con me, non aver paura" le porse una mano. La giovane ancora titubante e in preda ai tremori causati dal forte spavento, prese la mano di lui e scese dal lettino. Insieme uscirono dalla stanza e percorsero un luminoso corridoio. Tutto era silenzioso, sembrava quasi che l'edificio fosse disabitato. Girarono verso un altro corridoio ed entrarono dentro una stanza. Due donne. che pigramente leggevano, si alzarono si scatto facendo cadere le riviste sul pavimento. "Si è svegliata? Come si sente?" le si avvicinarono apprensive ma lei, afferrando un lembo della giacca di Eric, indietreggiò. "Ancora è molto spaesata, potreste lavarla e vestirla cortesemente?" Le rivolse uno sguardo ,ancora sorrideva per infonderle coraggio. "Certo, vieni ragazza, non preoccuparti" Una delle due donne le poggiò una mano su una spalla e tirò piano a lei. "su vai, io resto qui, on ti lascio sola" Ogni parola doveva incoraggiare la sconosciuta a fidarsi degli altri. Mentre che, a passi lenti, si allontanava da lui trascinata dalle donne, guardava Eric, aprì la bocca per dirgli qualcosa ma nessun suono le uscì dalla bocca. Le due donne la lavarono per bene, la sensazione dell'acqua sulla sua pelle la affascinava, la osservava scendere dal rubinetto. Le misero una accappatoio bianco avorio e la fecero sedere su una sedia. Una di loro prese delle forbici e le si avvicinarono. Dalle sue labbra uscì un lieve urlo intanto che tentava di sfuggire alla presa dell'altra donna. "no no ferma non voglio farti del male! Servono per sistemarti i capelli, non voglio ferirti!" Dovettero aspettare una decina di minuti prima che la ragazza si calmasse e potessero tagliare alcuni nodi che con tutto il balsamo non venivano via. Eric, dalla stanza accanto, fissava le mattonelle del pavimento, in attesa di rivedere la ragazza. Di tanto in tanto si portava dietro le orecchie delle ciocche di capelli che gli coprivano il viso. Dei rumori dalla stanza accanto lo fecero sobbalzare. Dalla porta entrarono le due donne con la ragazza, che timidamente fissava i suoi passi. "ben lavoro Anna, Cristina" Le due donne sorrisero e spinsero la ragazza verso Eric che orma era a pochi passi da lei. "sei bellissima" le disse mentre con la mano delicatamente le alzava il capo. Lei tenne sempre lo sguardo verso il basso e non reagì a tal complimento. Eric, di suo, sorrise non stupito della reazione di lei ma nel profondo era convinto che ben presto la situazione sarebbe cambiata.

26 lug 2011

Dark Betrayal - Fuga

Era la prima volta che ammiravo la luna non attraverso delle sbarre. Quella fuga, tanto bramata nei secoli, era giusta così inaspettatamente. Tante le volte nel quale urlavo nella notte maledizione verso un padre capace di odiare il proprio figlio. E in quel lomento, mentre a pieni polmoni gustavo l'odore della felce umida di rugiada, meditavo sul da farsi. Osservavo la mia palle pallida come la luna, le vene che trasportavano il sangue che ormai ribolliva di soddisfazione e temerarietà. Strinsi il pugno, sentii la mia forza. Mi sentivo l'uomo più potente che possa esistere nei tre mondi ed ero pronto a strappare il cuore ad una lista di persone. Non sarebbero esistiti ne angeli ne demoni ne umani. La mia vendetta iniziava da quell'istante. Rannicchiato nella foresta, il solo fruscio delle foglia a farmi compagnia, sentì un rumore. Trattenni il respiro, dovevo capire chi o cosa potesse essere. D'un tratto un rumore, sentivo il battito cardiaco di chi, alle mie spalle, provava già paura. Mi voltai di scatto, guardai con rabbia gli occhi di quella creatura. Vidi il mio riflesso nei suoi iridi blu come l'oceano, intrisi di paura. Un balzo, rapido, verso di lei. Al tocco con la mia pelle fredda ebbe un brivido, troppo breve per rendersene conto, ormai aveva iniziato a cadere. La afferrai, il peso del suo corpicino mi sembrò insignificante. Quella creatura, dai capelli corti e color del sangue rappreso, aveva un aspetto tanto puro, innocente. Forse fu in quel momento che il mio cuore, offuscato dalla rabbia, vide una luce.

19 lug 2011

A love in the ice - E se....

Malediva il giorno in cui quel fottuto uomo la rimise al mondo. Solo un innesto, solo un taglio nei nervi spinali e tutto finiva li, niente più emozioni, niente più dolore, niente più sofferenza. Invincibile a tutto, senza un punto debole, senza un possibile rimpianto. Eppure ora che tutto era tornato a qualche anno prima, sentiva nuovamente il peso della sua anima, del cuore che le batteva in petto, dei ricordi. Ricordi di quando tenere tra le sue braccia un'altra anima era una gioia. Di quando per quel decantato amore avrebbe fatto l'impossibile, anche messo a repentaglio la sua vita. Eppure di quelle braccia, di quel calore non restava nulla, solo ombre nei suoi ricordi. Aveva amato un tempo, aveva dato tutto per la sua donna e per la sua donna aveva smesso di vivere. Aveva deciso di diventare un automa, un essere al quale venivano estirpati i sentimenti. Tanto facile, tanto doloroso. La sua folle speranza che un giorno il ricordo di una vita felice potessero svanire venne distrutta da lui e dalla sua curiosità. Perché l'aveva voluta riportare in vita? Niente sangue, niente urla, niente aveva il tempo di manifestarsi, la sua rabbia era troppa. Si strappava di dosso gli aghi, i punti, anche la pelle. L'abito bianco si tinse di rosso, i suoi occhi persero il riflesso della vita. Gli iridi blu divennero scuri, l'innesto aveva fallito. Provarono a fuggire, provarono a chiedere la grazia. Tutto doveva restare come prima, il suo corpo doveva restare a dormire per l'eternità, e tutto ciò non sarebbe accaduto. Troppo amore da troppo odio, troppo odio da troppa morte. Come se il cuore le fosse stato strappato dal petto, lasciando una voragine, il suo corpo vagava prendendosi la vita altrui. Scappate.

Restless Forest - Eien~Destino

Al giungere di quella notizia ferale il mio corpo e il mio spirito reagirono in opposta maniera. Intanto che l'agente con aria triste mi comunicava come i medici, invano, avevano tentanto di salvare mia sorella che era stata travolta da un ubriaco al volante,il mio corpo perse il controllo. Le lacrime iniziarono a scendere dal mio viso nonostante non singhiozzassi per il dolore di tale perdita. Rimanevo immobile, a fissare quell'agente mortificato e straziato dal compito affidatogli di avvisarmi dell'incidente. Il mio spirito invece piangeva, urlava, soffriva. Soffriva per come, quella sera, si era scontrato con la sorella e per come l'aveva lasciata andare da sola nella notte per le vie di Tokyo. Ed ora che non avrebbe potuto rimediare a tale discussione non trovava altro modo per rimediare alle sue colpe. Tutto era svanito. Il mio corpo, presto, sentì il peso della sofferenza del mio spirito e crollò, ai piedi dell'agente che, urlando, chiamava soccorsi. I giochi della vita. I giochi della morte. Tutto è polvere.