1 ott 2022

Writober 2022 - 1. Gargoyle

 Quella mattina faceva un caldo afoso particolarmente fastidioso e insolito per una giornata di ottobre. Nello studio della dottoressa Ernandez si sentiva ancora il bisogno di usare l’aria condizionata. Il grande orologio appeso sopra la finestra segnava le 10:10.

Dopo che Clara si sedette sulla poltrona di fronte dalla dottoressa ci fu un lungo silenzio. La dottoressa era seduta con in mano il suo solito blocco appunti e rimase in attesa che Clara iniziasse a parlare. 

«Continuo a sognarlo, ogni notte. Non riesco a togliermelo dalla testa»

La psicologa prese appunti, cambiò posizione nella poltrona e si sistemò gli occhiali sul naso. Dopo un breve pausa chiese:

«Lo conoscevi prima che ti aggredisse?»

Clara scosse la testa ma poi, come se le fosse tornato in mente come un lampo, aggiunse che l'aveva notato intento a fissare lei a la compagna mentre pranzavano in un bar vicino il suo posto di lavoro:

«Ormai sono abituata agli sguardi accusatori delle persone. Da quando sono venuta allo scoperto ho sentito su di me dozzine di sguardi maligni ma grazie a Tess ero riuscita a farmeli scivolare di dosso. Il suo era uno dei tanti sguardi di disprezzo che ci puntavano quando passavamo del tempo insieme come semplice coppia innamorata.»

La psicologa scrisse nuovamente, aveva una scrittura così veloce e ordinata che Clara ne rimase affascinata. Non aveva ancora finito di scrivere che chiese:

«Quindi, quando l'hai notato che vi fissava, non l'hai reputato un pericolo?»

Anche questa volta Clara scosse la testa. La psicologa scrisse di nuovo.

Clara cambiò posizione, con una mano si accarezzava l’avambraccio, iniziava a sentire freddo ma non disse nulla, imputava questo suo disagio ai brutti ricordi: «Ho iniziato a spaventarmi quando l'ho visto percorrere la stessa strada che facevo verso casa. Ho cercato in borsa le chiavi di casa per usarle come arma, non sapevo cosa fare. In tanti mi hanno chiesto perché non ho chiamato la polizia ma non so cosa rispondergli. Perché non ho chiamato la polizia?»

Clara si morse il labbro inferiore. La psicologa scrisse sul taccuino e guardò Clara negli occhi: «Lo sa che non è colpa sua quello che le è successo? Quando si ha paura non si ragiona con lucidità e soltanto dopo si pensa alle varie scelte che si potevano fare». 

Clara passò dall’accarezzarsi il braccio a grattarsi sulla pelle nuda, lasciando dei lievi segni rossastri che sbiadivano dopo qualche secondo. Distolse lo sguardo dalla dottoressa, concentrò il suo interesse sul quadro appeso sopra la scrivania. La storia dell’arte non era mai stata la sua materia preferita e non riconosceva l’autore ma non le dispiaceva. Ancora fissando il quadro replicò: «Sì, lo so, ma è un pensiero che non riesco a mandar via. Continuo a rivederlo, a sentire le sue mani addosso, la sua voce che mi insulta. Ma la cosa che é più nitida di tutte è quel gargoyle tatuato sul collo. Lo vedo che mi fissa con quegli occhi spalancati e gli artigli che sembrano staccarsi dalla sua pelle e conficcarsi sulla mia.»

La dottoressa scrisse ancora e girò pagina ma non disse nulla, restò in attesa che Clara continuasse

«La notte mi sveglio urlando e spaventando Tess. Lei non si arrabbia mai, mi abbraccia e mi conforta finché non riprendo sonno ma di giorno percepisco la sua stanchezza per questa situazione. Ma ogni volta che chiudo gli occhi mi ritrovo difronte quel gargoyle che ride chiamandomi lesbica schifosa e dicendo che grazie a lui sarei tornata normale.»

I segni sulla pelle del braccio di Clara divennero più sprofondi, tanto da rimanere ben visibili anche dopo un bel po’. La dottoressa cambiò nuovamente posizione sulla poltroncina, gesto che per un attimo distrasse Clara dal grattarsi compulsivamente. 


«Il mostro che compie l’atto mostruoso che ha subìto. Quando si combatte con lo stress post traumatico non è raro che i ricordi in qualche modo cambino e alcuni dettagli risaltino più di altri. Nel suo caso è la psiche che rifiuta il fatto che un essere umano possa compiere un gesto così crudele. Il gargoyle diventa origine diretta del dolore ma, ci pensi, anche mezzo di salvezza. È grazie a quel tatuaggio che l’uomo è stato individuato e arrestato.»


«E allora perché continua a farmi male? Perché non mi lascia in pace?»


«Lo farà»


L’orologio segnava le 10:40, la seduta era conclusa.


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